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BASHĀR EL-ASSAD
IL ‘GASISTA’ DI SHĀM

Da fonti bene informate è stata diffusa la notizia che il gas nervino sarin - di cui è stato fatto uso nell’attacco alla Ghouta orientale (Damasco) nel 2013 e nel quale 1.400 persone, di cui 400 bambini, hanno perso la vita – è uscito dai depositi di Assad, come è risultato, inequivocabilmente, dalle analisi condotte dai laboratori dell’Organizzazione per la Proibizione delle Armi Chimiche. Infatti, dal confronto dei campioni prelevati da una missione ONU a Ghouta dopo l’attacco del 21 agosto 2013 con quelli prelevati nei luoghi di altri due attacchi chimici, quello su Khan Shaykūn del 4 aprile 2017 e quello su Khan al-Assal (Aleppo) di Marzo 2013, sono stati trovati gli stessi marcatori chimici, che sono gli stessi delle scorte chimiche del regime siriano. Quindi si tratta di un’ulteriore prova a sostegno della veridicità del Rapporto finale della Commissione d’Inchiesta ONU, che in numerose indagini e rapporti ha indicato come unico plausibile responsabile degli attacchi la dirigenza della dittatura alaouita damascena, al cui vertice si mantiene Bashàr el-Assad con il sostegno della Russia e dell’Iràn e, probabilmente, anche con quello della Stato ebraico nella Palestina occupata. Sta di fatto che l’attuale momento è quello più tragico della pluri-millenaria storia della Siria e i numeri sono numeri da capogiro: non meno di 13 milioni e centomila di Siriani ha bisogno di assistenza umanitaria, tra cui 6 milioni e centomila di sfollati interni; nonostante questa catastrofica situazione, il regime impedisce ai convogli umanitari di raggiungere le aree destinate alla distribuzione di aiuti di prima necessità, dopo che a due di essi è stato permesso di recarsi nelle zone interessate nel novembre 2017. E’ di questi giorni che si viene a sapere che, secondo quanto riportano i media americani, Bashar al Assad sta sviluppando nuove armi chimiche più sofisticate. Lo affermano fonti governative, da cui si apprende pure che gli States si riservano <il diritto di assumere azioni militari contro il governo siriano se necessario>. Sicuramente una contromossa di prestigio necessaria sul palcoscenico della politica internazionale ai veto di Putin per proteggere il dittatore <gasista> di Damasco, di cui l’ultimo quello a una bozza di risoluzione del Consiglio per il rinnovo di un anno del mandato al team di esperti dell’ONU e dell’ OPAC [Organizzazione per la Proibizione delle armi chimiche]. La tragedia della Siria che si sta svolgendo sotto gli occhi quasi del tutto indifferentidel mondo sarà ricordata nella storia dell’uomo come un vergogna incncellabile del nostro tempo.
PER NON DIMENTICARE
Nel 2011 hanno inizio proteste contro il regime, che si trasformano ben presto, a seguito della feroce repressione governativa, in guerra civile Il conflitto in Siria, si protrae ormai da sei anni. La prima repressione violenta delle forze governative risale al marzo del 2011. Le opposizioni di Assad si sono organizzate in gruppi armati di diversa estrazione e numerose potenze mondiali sono intervenute, in un secondo momento, per favorire o contrastare l’azione di tali gruppi di opposizione al presidente Assad. Dall’inizio del conflitto secondo l’<Osservatorio dei diritti umani in Siria>, i morti al 13 marzo 2017 sarebbero 465mila, dei quali 96.073 sarebbero le vittime civili con 17.411 minori e 10.847 donne. Il <Syrian network for human rights>, ha pubblicato un rapporto (in data 18 marzo 2017) nel quale il bilancio delle morti civili sale a 206.923 (di cui 24.799 bambini). La responsabilità del 94% delle morti ricade sul governo di Assad con l’appoggio della Russia e l’Iran. L’Isis ha ucciso 3.352 civili, meno del 2% del totale; la Coalizione internazionale (cui fanno parte gli Usa) 945. Nel febbraio 2016, il Syrian Centre for Policy Research ha calcolato un numero di morti complessive superiori a 470mila. Sono stati perpetrati nel corso del conflitto ad oggi numerosi attacchi chimici, sette dal settembre 2015 al febbraio 2016 e non meno di nove dal 2017 ai nostri giorni. Secondo dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari il numero dei rifugiati che hanno cercato riparo fuori dai confini del Paese (soprattutto in Turchia) sono 5 milioni. Gli sfollati interni, invece, sono 6,3 milioni. Le persone che necessitano assistenza umanitaria in Siria, sempre secondo i dati dell’Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari, sono 13,5 milioni.
<<O Allàh, Tu sei la Pace e da Te viene la Pace, dà la Pace a Shām!>>.

N.° 211

Giumada I° 1439
Gennaio
Febbraio
2018

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