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Il mio Pellegrinaggio

di Layla Leoni.
Sono reduce dal Pellegrinaggio e ancora fortissima è l’emozione e la gioia interiore di avere adempiuto all’ordine di Allàh, l’Altissimo, di eseguire il Pellegrinaggio alla Sua Casa e di averlo eseguito. Essere stata ospite del Sommamente Misericordioso è un’esperienza indimenticabile e difficilmente esprimibile tutta con parole. Come voi sapete il Pellegrinaggio maggiore (al-ḥàǧǧ) è il quinto pilastro dell’Islàm e va eseguito solamente negli ultimi mesi dell’anno lunare e precisamente dall’inizio del mese di šawwāl al giorno otto del mese di dhū-l-ḥìggia, il dodicesimo mese dell’anno. In questa sua limitazione temporale, riguardo al tempo di esecuzione, il pellegrinaggio maggiore, come ben sapete, ma non è mai superfluo ricordarlo, si differenzia dal pellegrinaggio minore, che può essere eseguito tutto l’anno.
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Nel tempo dovuto ho iniziato il mio viaggio con tranquillità, serenità e entusiasmo e la prima tappa del viaggio verso la Mecca per il pellegrinaggio maggiore è stata Medina, dove ho visitato la Moschea del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria. La visita a Medina, che in arabo si dice az-ziyārah, non fa parte del Pellegrinaggio e, generalmente viene fatta dopo che il Pellegrino ha svolto i riti del Pellegrinaggio alla Mecca, ma nel mio programma era in calendario prima. Grandissima. Vedere illuminati, nella notte, i minareti della Moschea del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, è stata una emozione. Mi sono fermata alcuni giorni a Medina e le mie giornate erano scandite, cinque volte al giorno, dalla chiamata del mu‹àdhdhin, che invitava al rito di adorazione e nella Moschea del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, ho eseguito i riti dell’adorazione con la massima devozione e concentrazione, immersa come ero in una atmosfera di profonda religiosità che si poteva toccare con mano. Due volte ho fatto visita alla Tomba del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, cercando di contenere le mie intense emozioni e negli spazi di tempo liberi ho visitato la Moschea di Quba e il cimitero chiamato Giànnatu-l-Bāqī, dove sono sepolti i martiri della battaglia di Huhud e dove si trovano le tombe di Hàmzah, lo zio del Profeta e di Uthmān, il terzo dei Califfi ben guidati, che Allàh si compiaccia anche di ambedue. La partenza da Medina per la Mecca mi ha causato malinconia e tristezza e, sono sincera, ho versato anche qualche lacrima, come se avessi lasciato qualcuno a me molto caro.
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Il viaggio verso la Città Santa della nostra Religione, dove Allàh, sia gloria a Lui l’Altissimo, ha fatto scendere la Sua Parola nel cuore del Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, l’ho intrapreso in pullman e durante il viaggio ho potuto immaginare nell’osservare i panorama, quali e quanti disagi abbia affrontato il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, non essendoci nulla da mangiare e nulla con cui proteggersi dal sole cocente, in un deserto fatto non di sabbia, ma di pietre aguzze e taglienti, nel camminare sulle quali si incontrano molte difficoltà.
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Alla fine del viaggio lungo alcune centinaia di chilometri il pullman è giunto alla Mecca. Che grande stupore nel vedere le vie gremite da una moltitudine di gente di diverse etnie in un traffico incredibile! Ci siamo recati ad al-Màsǧid al-ḥarām [la Sacra moschea] per eseguire il ṭawāf, la settuplice circumambulazione in senso anti-orario attorno alla Nobile Kà‛bah e il sa’y, le sette corse di andata e ritorno da Safā a Màrwah. Le mie emozioni nel compiere questi riti mi hanno portato con la mente a un passato remoto, rivivendo i momenti più salienti della vita del profeta Ibrāhīm, su lui la pace, di Ḥàǧar, la moglie di lui e del loro figlioletto Ismā‛īl, su ambedue la pace.
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Nei tre giorni che hanno preceduto il trasferimento dalla Mecca a Mina (yàumu t-tarwìyah) ho avuto l’opportunità, oltre che di recarmi nel sacro recinto [al-ḥàram al-màkkī] per i riti d’adorazione, di visitare i luoghi dove il Profeta ricevette la visita di Gibrīl, su lui la pace, cioè la grotta di Ḥirā‹ [ghār Ḥirā‹] e la grotta del monte Thàur, dove il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, e Abu Bàkr, su lui la pace, si rifugiarono per sfuggire alla caccia data loro dai politeisti idolatri e all’imboccatura della quale avvenne il miracolo della tela del ragno e della colomba che covava.
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Giunto alfine il giorno otto di dhū-l-ḥìggiah ci siamo recati a Mina, dove fummo sistemati in gruppi nelle tende e dove passai la giornata recitando il Sublime Corano. Il giorno nove, dopo il rito d’adorazione dell’alba, ci avviammo verso la pianura di ‛àrafah, nella quale ha luogo la sosta di adorazione [‘uqūf ‘àrafah], che, come ha dichiarato il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, è il momento essenziale del Pellegrinaggio [al-ḥàggiu ‘àrafah]. In questa pianura, dove noi pellegrini siamo radunati per dichiarare ad Allàh, rifulga lo splendor della Sua Luce, i nostri pentimenti per i peccati, per chiedere il Suo aiuto nel seguire la Retta Via e tutto ciò che ognuno di noi poteva chiedere, c’è la collina dalla quale il Profeta, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, ha fatto il suo ultimo discorso, quello detto il discorso dell’Addio, un Testamento spirituale in cui è sintetizzato tutto l’Islàm e nel quale egli, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria, disse:
“I presenti comunichino questo messaggio agli assenti, perché può darsi che essi lo capiscano meglio [o come disse in tal senso, che Allàh lo benedica e l’abbia in gloria] Ho eseguito la lapidazione di Satana con le sette pietruzze raccolte a Muzdalifah e alla fine del mio Pellegrinaggio mi sono sentita contenta di avere fatto tutto con la massima serenità e tranquillità.
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Era, comunque, scritto che io dovessi compiere questo Pellegrinaggio e ringrazio Allàh rifulga lo splendor della Sua Luce, per quello che mi ha concesso e confido che lo abbia accettato, esaudendo le mie preghiere.
E certamente Allàh ne sa di più.
La Lode Appartiene ad Allàh,
Il Signore dei mondi.

N.° 188

Dhu-l-Hìggiah
1435
Settembre 2014

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