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Ramadàn 1433

Nel giorno 20 del corrente mese di luglio 2012, all'alba, avrà inizio, se Allàh vuole, il Digiuno del Santo mese di Ramadān dell'anno 1433 dell'Egira. Non è mai cosa inutile spiegare che Ramadān è il nono mese dell'anno lunare e che esso, come tutti gli altri mesi, ha inizio con l'avvistamento della luna nuova e termina con l'avvistamento della luna nuova successiva.

In altre parole il mese lunare è legato alla durata della rotazione della Luna attorno alla Terra e detta durata può essere o di 29 o di 30 giorni.

Quindi dalla vista dell'apparizione sulla volta celeste della prima falce di luna, subito dopo il tramonto del sole (sicché se ne rende visibile l'orlo occidentale) e fino alla vista dell'apparizione successiva, i Musulmani, in obbedienza al precetto coranico, contenuto nell'ayah e seguenti della seconda Sura (al-Bàqarah), digiunano dall'alba al tramonto del sole.

Dice Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce: "O voi che credete, vi è stato prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che vi hanno preceduto, affinché siate timorati".

Con l'espressione "coloro che vi hanno preceduto" si devono intendere i musulmani seguaci del profeta e apostolo di Allàh, Mūsā (Mosè), su lui la pace, e i musulmani seguaci del profeta e apostolo di Allàh, al-Msīhu ‛Īsā bnu Mar°yam (il Cristo Gesù figlio di Maria), su lui la pace, suscitati ambedue da Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, nella discendenza del profeta Ibrāhīm (Abramo), su lui la pace, Khalīlu-llāh (l'Amico intimo di Allàh)  È noto che dall'Islām del profeta Mūsā (Mosè), su lui la pace, è derivato, senza nessuna autorizzazione da parte di Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce) il Giudaismo e che dall'Islām di al-Msīhu ‛Īsā bnu Mar°yam (il Messia Gesù figlio di Maria), su lui la pace, senza alcuna autorizzazione da parte di Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce) è stato prodotto il Cristianesimo, che si è diffuso largamente nell'area dell'Impero Romano, dividendosi poi in Cristianesimo Occidentale, con capitale a Roma, già sede imperiale, e il Cristianesimo orientale, con capitale a Bisanzio (Costantinopoli), sede della corte imperiale d'oriente.

Secondo la tradizione giudaica il profeta Mosè, su lui la pace, digiunò durante i quaranta giorni e le quaranta notti del suo convegno con Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, sul monte Sinai, e secondo la tradizione cristiana anche il Cristo Gesù, figlio di Maria, suscitato da Allàh nella Palestina occupata dai Romani, "per salvare le pecore smarrite della casa d'Israele", andò a digiunare nel deserto, per quaranta giorni e quaranta notti.

Oggi, non possedendo noi il testo originale della Rivelazione sinaitica, non siamo in grado di sapere quali fossero il tempo e la durata del digiuno ordinato da Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, ai Musulmani seguaci di Mosè, su lui la pace.

Oggi, parimenti, non possedendo noi il testo originale della Rivelazione evangelica, non siamo in grado di sapere quali fossero il tempo e la durata del digiuno, ordinato da Allàh, sia gloria a Lui l'Altissimo, ai Musulmani seguaci del Cristo, Gesù, figlio di Maria, su lui la pace.

I Giudei digiunano nel yom kippùr, il giorno dell'espiazione, che commemora l'uscita di Israele dall'Egitto, nell'uscita da un popolo barbaro e nel giorno della commemorazione della distruzione del Tempio di Gerusalemme, avvenuta ad opera del re babilonese Nabucodonosor nell'anno 597 prima dell'era miladica (alla maniera occidentale italiana a.C. = avanti Cristo).

I Cristiani, credenti nell'unità e trinità di Dio, digiunano nei quaranta giorni della quaresima, che precedono la festa solenne della Pasqua, astenendosi soltanto dal mangiare la carne rossa, mentre i cosiddetti "credenti, ma non praticanti", hanno abbandonato la pratica del digiuno quaresimale.

Dal testo del Sublime Corano si può dedurre che anche per i Musulmani seguaci di Mosè e per quelli seguaci del Cristo, Gesù, figlio di Maria, il digiuno fosse della durata di un mese lunare e, probabilmente, con le stesse modalità del Digiuno di Ramadān.

Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, ha prescritto il digiuno (as-siyām) a coloro che credono nella provenienza divina del Sublime Corano e nella dignità di profeta e apostolo di Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce) di Muhàmmad, figlio di Abdallah (che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria).

Lo ha prescritto allo scopo di mettere a disposizione dei credenti uno strumento, per mezzo del quale realizzare quel sentimento che si chiama "timore di Allàh", il sentimento, la realizzazione del quale nel cuore del credente, mette questi nel novero di coloro, per la guida dei quali sul retto sentiero, Allàh, l'Altissimo, ha fatto scendere il Sublime Corano nel mese di Ramadān, che è una guida per coloro, i quali credono nella verità di realtà sottratte all'esperienza umana, rivelate dalla Parola di Allàh, eseguono il rito di adorazione, sono pronti a elargire parte di ciò che da Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce) hanno ricevuto in sorte, e credono in ciò che è stato rivelato a Muhàmmad (che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria) a ciò che è stato rivelato precedentemente, e che sono assolutamente certi della vita futura, i "timorati di Allàh", i quali, beati loro, avanzano verso il loro destino paradisiaco sulla via indicata dal loro Signore!  Dalla pratica del digiuno di Ramadān i credenti ottengono numerosi benefici di carattere materiale e spirituale; esso, infatti è una scuola per istruire l'uomo al controllo di sé, attraverso il dominio dei due istinti fondamentali, insiti nella sua fisicità, che sono l'istinto di conservazione individuale (mangiare e bere) e l'istinto di conservazione della specie (copulare), nonché attraverso il controllo oculato dell'inclinazione psicologia dell'ego che, promossa dall'anima passionale, an-nafsu-l-àmmaratu bi-s-su‹i, e sollecitata dalle suggestioni sataniche, tende a perdersi nelle vanità del mondo.

Il digiuno è un efficiente educatore alla pazienza e insegna all'uomo self-control e disciplina; arreca benefici alla salute, contribuisce al rinnovamento spirituale e fisico; è un mezzo di espiazione delle trasgressioni, per mezzo delle quali l'individuo ha danneggiato se stesso sia sul piano fisico sia sul piano spirituale, sia sul piano sociale, sia per questa vita che per la vita futura.

Il digiuno, se viene praticato con sincerità e al solo scopo di ottenere il compiacimento di Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce), ha come ricompensa l'amnistia divina delle trasgressioni pregresse ed è fonte del favore di Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce) che mette il vento in poppa nelle vele flosce della navicella dell'esistenza del digiunante, quando questi si sforza di migliorare la propria fede e tende al perfezionamento della propria devozione nell'obbedienza alle norme del Sublime Corano e ai precetti del profeta Muhàmmad (che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria) avvantaggiandolo nelle cose materiali e spirituali.

Per i digiunanti e le digiunanti Allàh, sia gloria a Lui l'Altissimo, ha preparato perdono e una grandissima ricompensa (Corano s. XXXIII, àyah 35).

Dice, infatti, Allàh, l'Altissimo: "Per i sottomessi e le sottomesse (al Codice di vita dell'Islàm, per effetto della consapevolezza che nessuno può dare all'uomo leggi migliori di quelle date da Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce), i credenti e le credenti (nella provenienza divina del Sublime Corano e della dignità apostolico-profetica di Muhàmmad (che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria)), i devoti e le devote, i veritieri e le veritiere, i perseveranti e le perseveranti (nel credo e nella pratica del culto, nonostante le difficoltà e le contrarietà, che incontrano e patiscono ad opera dei nemici dell'Islàm), gli umili e le umili, i caritatevoli e le caritatevoli, coloro i quali digiunano e coloro le quali digiunano, i casti e le caste, i ricordanti molto Allàh e le ricordanti molto Allàh, Allàh ha preparato perdono e una ricompensa immensa."

Diverse sono le dimensioni del digiuno nell'Islàm. C'è la dimensione fisica, che consiste nel non introdurre nel corpo sostanze di qualsiasi genere: sostanze alimentari sotto forma di cibo e bevanda; sostanze curative, sottoforma di farmaci e medicinali, che si somministrano tanto per via orale, quanto per via endovenosa e intramuscolare; sostanze voluttuarie in qualsiasi forma, come, ad esempio, il fumo. C'è la dimensione comportamentale, che consiste nell'astenersi da comportamenti lesivi della fisicità, dell'onore e del patrimonio altrui e propri; c'è la dimensione sessuale, che consiste per le persone sposate nell'astenersi dall'avere rapporti intimi coniugali, durante tutto l'arco diurno, vale a dire dal primo chiarore ante lucano al tramonto del sole e in altri termini dalla chiamata (o dall'entrata del tempo) del rito di adorazione dell'alba (salātu-l-fàjr) alla chiamata del rito d'adorazione del tramonto (salātu- l-màghrib).

Il digiuno nel mese di Ramadàn è un obbligo etico-giuridico del suddito-creatura-umana nei confronti del Sovrano-Creatore-Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce) e deve essere eseguito nelle condizioni richieste, nelle forme e nei tempi da coloro che a esso sono tenuti.

Sono tenuti al digiuno di Ramadàn, per tutti i 29 o 30 giorni del mese lunare, tutti i musulmani, maschi e femmine, a eccezione dei fanciulli, che non hanno raggiunto la pubertà, i vegliardi, i malati cronici gravi che devono assumere farmaci con effetto inferiore alle 24 ore.

Durante il mese di Ramadàn, oltre alla pratica del digiuno i fedeli eseguono riti d'adorazione facoltativi, fanno meditazione e recitano il Sublime Corano.

Esclusivo del mese di Ramadān è un rito congregazionale, che viene eseguito nella Moschea, dopo l'esecuzione del rito di adorazione della notte. Questo rito si chiama at-tarawīh e durante la sua esecuzione l'imām esegue la recitazione di un trentesimo del Sublime Corano, sicché alla fine del mese è stato recitato tutto il testo del Sublime Corano.

Nella notte del 27 Ramadān, nella quale una consolidata tradizione fissa la data della prima rivelazione del Sublime Corano, che si chiama "la notte del Destino", i fedeli eseguono una veglia notturna di adorazione, che si chiama Qiyāmu-l-làyl.

N.° 172

Ramadàn 1433
Luglio 2012

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