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Digiuno
e Sublime Corano

Il digiuno nell'arco diurno in tutti i giorni del mese di Ramadàn, il nono mese dell'anno nella cronologia dell'Era musulmana (l'Egira), è uno dei cinque pilastri dell'Islàm e, per la precisione il quarto.

Infatti, il profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, ha insegnato che l'Islàm si basa su cinque (pilastri): la testimonianza che non c'è divinità tranne Allàh e che Muhàmmad è, veramente Apostolo di Allàh, il rito dell'adorazione quotidiana, il pagamento dell'imposta coranica, il digiuno nel mese di Ramadàn e il Pellegrinaggio alla Casa (di Allàh).

Il motivo della prescrizione del digiuno nel mese di Ramadàn è la commemorazione della Rivelazione coranica, che ebbe inizo in questo mese.

Nessun altro mese dell'anno è accolto con un benvenuto caloroso, come quello con cui viene accolto Ramadàn. Esso, infatti, come ebbe a dire il Profeta (che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria) è il signore dei mesi (sàyyidu š-šuhūr).

Il Musulmano, informato dall'insegnamento del Profeta, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, sa che le benedizioni che il fedele ottiene per qualsiasi opera buona negli altri mesi dell'anno non sono, nemmeno lontanamente, paragonabili alle benedizioni di quelle stesse opere buone, quando vengono compiute in Ramadàn: è per questo motivo che Ramadàn è atteso con impazienza ed è tenuto in grande considerazione dai fedeli, che si preparano a riceverlo con gioia e il proposito di osservarne gli obblighi con grande diligenza.

Tutti i Musulmani – intendendosi per Musulmani coloro che praticano il codice di vita dell'Islàm (i Comandamenti di Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, e i precetti del Profeta, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria) - partecipano alle accoglienze gioiose del Mese santo (uomini e donne, ricchi e poveri, giovani e vecchi, governanti e governati) e lo vivono con grande passione; questo perché il mese di Ramadàn, è il mese in cui è stato fatto scendere il Corano come guida per gli uomini, spiegazione della guida e criterio per distinguere il bene dal male (al-Furqān - Corano, 2/185).

C'è uno stretto rapporto tra il Sublime Ramadàn e il Sublime Corano. Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, ha voluto "imporre" alla Comunità dei Fedeli la celebrazione del Ricordo della discesa del Sublime Corano, per commemorare, in riconoscente adorazione, il mese, in cui è stato offerto all'uomo il Codice di vita, nella pratica del quale l'uomo riesce a vivere degnamente la sua vita di quaggiù e, non senza l'intervento della misericordia divina, rendersi meritevole della salvezza dal fuoco e dell'ingresso in Paradiso.

Il Sublime Corano, a dispetto delle strumentalizzazioni di alcuni brani, dei significati reali dei quali vengono eseguite manipolazioni, per fomentare l'odio di persone disinformate contro l'Islàm, è il Libro della più elevata spiritualità, destinato dal suo Autore (che è Iddio, Allàh, in arabo, il Creatore unico del mondo e dell'uomo e, quindi, Unico Dio per tutti gli uomini, i quali tutti sono di Lui creature) a essere La Guida per i Timorati. È Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, che informa di ciò gli uomini nell'àyah 2 della seconda sura del Sublime Corano, quando dice: "Quel libro (il Sublime Corano), senza dubbio, è una Guida per i Timorati.

Nel Sublime Corano vi sono tutti gli insegnamenti per la realizzazione di una sana educazione morale e di una vita spirituale autentica. Esso pone le basi per le norme che regolano la vita della creatura umana, uomo e donna, in ogni suo aspetto, regolando tutte le relazioni intersoggettive tra Musulmani e tra Musulmani e non Musulmani. Le sue norme, non solo, ordinano la pratica del bene e proibiscono il male nei rapporti della vita materiale, ma regolano la vita dell'anima, per mezzo della pratica delle quali l'uomo si eleva ai livelli superiori a quello della semplice animalità, verso il quale egli è attratto dalle sue passioni.

Il Digiuno di Ramadàn è la forma, nella quale, commemorando l'evento che ha cambiato il corso della storia dell'Umanità, viene espressa la riconoscenza dell'uomo, consapevole della propria condizione di creatura.

Il Digiuno produce l'elevazione dello spirito, attua la purificazione dell'anima, ingentilisce il comportamento, raffina la personalità; esso si distingue da ogni altro modo di adorazione della Divinità: è, infatti, un segreto tra la creatura e il suo Creatore. In un hadìth Qudsi (Insegnamento del Profeta, Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, che riferisce una Parola non-coranica di Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce) Allah dice: "Ogni opera che il figlio di Adamo compie la compie per sé, ma il digiuno lo fa per Me e Io sono la sua ricompensa".

Il digiuno è salutare per il corpo, al quale dà forza; nutre lo spirito, purifica l'anima, costruisce e rafforza la padronanza di sé, sollecita alla pazienza, stimola alla purezza, impone all'uomo di astenersi dal vaniloquio, dal mendacio, dal turpiloquio, dalla cattiva condotta, che sono sempre riprovevoli, interdetti all'uomo e sanzionati anche negli altri mesi, ma il compierli in Ramadàn è molto più grave e più gravemente sanzionato.

Fu nel Mese di Ramadàn che Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, conferì a Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, investendolo della Missione apostolica e del Magistero profetico, la dignità di Suo Apostolo e di Suo Profeta per tutti gli universi. Dice Allàh nel Sublime Corano: E non ti abbiamo mandato se non come Misericordia per tutti gli universi!

Nel Sublime Corano Allàh propone il Profeta Muhammad, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, come modello esemplare sia per la vita spirituale sia per la vita materiale e lo indica come sicuro punto di riferimento. Così il dovere di ogni Musulmano è quello di imitarne la linea di condotta, attraverso la Recitazione del Sublime Corano, lo studio degli insegnamenti, che si trovano nei suoi detti, nei suoi dialoghi nei suoi discorsi, così ricchi di sapienza, traendo utilissime lezioni di vita dalla sua condotta.

Nonostante la migliore buona volontà, soprattutto in società la filosofia di vita delle quali viaggia in direzione diametralmente opposta, i Musulmani, molto spesso, non riescono a trovare la concentrazione mentale necessaria, di giorno e di notte, per una riflessione sulla grazia che Allàh ha fatto loro facendoli nascere in terra d'Islàm o facendoli rientrare in esso (reversione all'Islàm), pur essendo nati in un'area di tradizioni religiose e culturali estranee a esso. Un anno intero, per qualcuno, qualche volta, è trascorso senza che questo qualcuno sia stato capace di sottrarsi, nonostante la sua buona volontà, alla piovra dagli innumerevoli tentacoli del materialismo pratico, che stritola lo spirito non solo nella lotta per la conquista del necessario, ma anche nella lotta per il superfluo, nelle giungle di cemento delle città moderne.

È una negligenza incredibile e imperdonabile, - ma la Misericordia di Allàh, rifulga lo splendore della Sua Lice è infinita – non essere capaci di trovare nell'arco della giornata, di cui Allàh ci ha fatto dono, lo spazio di tempo necessario, per ricordarLo e ricordarci che Egli ci ha dato nel Sublime Corano la Sua Guida infallibile. Infatti, Ramadàn è il Mese - che Allàh ha dato ai Musulmani – perché loro trovino in esso l'occasione propizia per riappropriarsi della loro umanità autentica, mettendo da parte il materialismo del superfluo, in cui soffoca l'esistenza quotidiana dell'uomo contemporaneo nella cosiddetta civiltà occidentale.

La recitazione del Sublime Corano, la riflessione sulla Parola di Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, e sugli insegnamenti del Profeta Muhàmmad, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, sono la forma più alta per celebrare il ricordo della Rivelazione divina, avvenuta nella grotta del monte Hirā‹ durante la Notte del Destino (Làylatu-l-Qàdr).

I Musulmani hanno doveri precisi verso il Sublime Corano; essi devono seguirne i precetti, tornando a esso ogni volta che si trovano costretti ad affrontare della difficoltà esistenziali in un ambiente, come quello in cui viviamo, che, non solamente non è musulmano, ma che, addirittura, è percorso da consistenti venature di ostilità verso l'Islàm. Il Sublime Corano deve essere recitato con devozione e cognizione del fatto, che in esso la dimensione divina della Parola di Allàh si esprime nelle lettere e nei suoni della lingua araba, per cui esso va trattato con religioso rispetto e venerazione. Non deve essere tenuto come un amuleto, con lo spirito con cui gli amuleti sono considerati altrove, perché il farlo significherebbe mistificare lo scopo e mistificarne lo scopo è cosa sacrilega, come cosa sacrilega è l'abbandonarlo, o il manipolarlo.

I Musulmani hanno il dovere di osservare il digiuno nel mese di Ramadàn e, sperabilmente, di realizzare gli scopi, per cui ne è stata prescritta l'osservanza. Essi devono astenersi da tutti gli eccessi, che sono stati proibiti, perché gli eccessi tolgono al digiuno il suo vero significato, dominare le loro voglie e i loro appetiti carnali. Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, non accetta il digiuno di coloro il quali, mentre digiunano, non sanno astenersi, oltre che da ciò che stato interdetto riguardo alle esigenze biologiche, anche dal parlare e dall'agire in modo riprovevole.

Il Digiuno è una scuola di pazienza e di timore di Allàh, che è legato in modo inseparabile alla pazienza. Chi teme Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, sa ascoltare la voce della coscienza, distinguendo grazie a essa il bene dal male, il giusto dall'ingiusto. La pazienza è uno strumento interiore poderoso ed efficace nel mettere l'uomo in condizione di dominare la collera, l'impulso alla violenza, alla insolenza, all'offesa. La tentazione al male è sempre in agguato sulla via dell'uomo, ma la pazienza aiuta a neutralizzarla. Chi non sia riuscito ad accumulare abbastanza pazienza nel mese di Ramadàn, non avrà tratto nessun beneficio dal suo digiuno. Chi digiuna non deve distruggere di notte quello che ha costruito di giorno. Il Musulmano non solo digiuna di giorno, ma digiuna anche di notte e non rompe il digiuno di notte! Che significa questo? Significa che egli di notte sa astenersi dall'ingozzarsi, dal magiare a crepapelle, dal gozzovigliare; significa che egli non si ingozza e non gozzoviglia di notte, come per vendicarsi del digiuno del giorno. L'ingordigia, la ghiottoneria e le stravaganze non risanano, ma corrompono.

È molto improbabile che l'anima si elevi durante il giorno, se la mente pensa ai banchetti notturni. Il digiuno è difficile da osservarsi da parte di quei ghiottoni, i quali aspettano con ansia il momento della rottura, per sprofondarsi, nottetempo, nei piaceri della gola. Se scriviamo questo lo facciamo per richiamare i digiunanti del giorno alla temperanza, alla sobrietà del bere e del mangiare, dopo al-iftār, al tramonto del sole, per poter dedicare le ore notturne al rito al-tarawīh, possibilmente nella moschea, in forma congregazionale, dopo il rito di adorazione della notte (salātu-l-‛išā‹).

Un pasto sobrio, dopo avere rotto il digiuno con qualche sorso d'acqua, o qualche dattero, alla maniera del Profeta (che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria), è quello che ci vuole per potersi dedicare nella migliore delle condizioni fisiche all'adorazione di Allàh, rifulga lo splendore della Sua Luce, alla recitazione del Sublime Corano, alla riflessione e alla meditazione su suo Messaggio. E ciò perché un pasto sobrio dopo al-iftār non richiede la laboriosa digestione, che segue, normalmente, il pasto pantagruelico, che appesantisce il fisico e ostacola il compimento con attenzione e partecipazione di quella sunna, che è salātu-t-tarawīh, che è una pratica regolare, durante il mese di Ramadàn. Salātu-t-tarawīh è costituita da 8 unità di adorazione (come minimo) suddivise in 4 ràk'atàyn. Essa si tiene tra salātu-l-‛išā‹ e la sunna mu‹àkkadah del suo wìtr (la ràk'ah singola che rende dispari le unità rituali della sunna del rito di adorazione della notte e conclude le devozioni notturne - witr significa dispari). Dopo 2 ràk'atàyn c'è un intervallo, nel quale si innalza la Lode, il Ringraziamento e nel quale l'imām tiene, di solito, una lezione di dottrina,rispondendo alle domande dei fedeli. Essa ha da eseguirsi nella Moschea in forma congregazionale e ogni notte l'imām recita un trentesimo del Sublime Corano, sicché, alla fine di Ramadàn, tutto il Sublime Corano è stato recitato.

Se per un valido motivo il Musulmano è impossibilitato a recarsi in Moschea, egli deve eseguire salātu-t-tarawīh dove si trova, ma se non si reca alla Moschea per negligenza, vuol dire che la sua devozione è molto fragile. Il Sublime Corano fu rivelato nella Notte del Destino (Làylatu-l-Qàdr) e, benché non sia stato espressamente dichiarato da Allàh, rifulga lo splendore della Sua Lice, e neppure dal Profeta, che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, quale sia di preciso quella notte, essa viene solennizzata, tradizionalmente, dalla Comunità nella notte del 27 Ramadàn. La Solennizzazione della Notte del destino si chiama qiyāmu làylati-l-qàdr e consiste in una veglia notturna di adorazione e di preghiera, che dura fino al rito di adorazione dell'alba (salātu-l-fàjr).

Il Profeta (che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria), che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria, negli ultimi dieci giorni di Ramadàn era solito dedicarsi con grande e intensa devozione all'adorazione di Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce) rifulga lo splendore della Sua Luce, massimamente con la recitazione del Sublime Corano. Egli (che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria) disse che i primi dieci giorni del mese sono i giorni della misericordia, la seconda decina è quella dei giorni del perdono e la terza decina è quella della salvezza dal fuoco (o come disse). Per la recitazione del Sublime Corano, che è la forma più alta del ricordo di Allàh, il modo migliore è il ritiro spirituale nella moschea, proprio negli ultimi dieci giorni di Ramadàn, per dedicarsi esclusivamente all'adorazione; questo ritiro spirituale si chiama al-i‛tikāf.

Il Sublime Corano e il Sublime Ramadàn sono due mezzi offerti da Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce) per la trasformazione della vita dell'uomo in una continua e ininterrotta "adorazione di Allàh", che è lo scopo della creazione dell'uomo. Per raggiungere questa meta, che ha da essere il traguardo finale dell'esistenza di ogni fedele, il Sublime Corano deve essere recitato in lingua araba, nelle cui lettere e nei cui suoni si è materializzata la Parola di Allàh, ha preso forma sensibile il Verbo Divino.

Il Musulmano – e per musulmano/a si intende colui/colei che pratica l'Islàm sulla base del Libro di Allàh e della Sunna del Suo Apostolo (che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria) - digiuna dall'alba al tramonto e pratica in questo arco di tempo tutte le virtù che nobilitano l'uomo e lo elevano verso la realizzazione, al meglio delle sue possibilità, dei modelli di vita proposti da Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce) nel Sublime Corano e dal Profeta (che Allàh lo benedica e l'abbia in gloria) nella Nobile Sunna.

La pratica intensiva delle virtù islamiche nell'arco di tempo di un mese ha come suoi risultati eccellenti, la costruttiva socializzazione dei fedeli in una collettività di adorazione di Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce), il formarsi di un forte sentimento identitario e uno spirito di comunità; insegna a operare all'unisono, promuove la solidarietà umana, collega i fedeli in una monolitica unità di intenzione e di azione, la cui bandiera è Servire Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce).

Nel giorno del giudizio il Sublime Corano e il Sublime Ramadàn intercederanno presso Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce) per i fedeli che li praticarono con la recitazione e con l'astenenza.

Dirà il Sublime Ramadàn: "Egli si è privato del mangiare, del bere e del suo piacere per amore di Te durante il giorno" e il Sublime Corano dirà: "Egli ha affaticato i suoi occhi e si è privato di sonno durante la notte per recitarmi".

Allàh (rifulga lo splendor della Sua luce), in quel giorno, nel quale non ci sarà altra ombra che quella sotto il Suo Trono, accoglierà la loro intercessione.

E la Lode appartiene ad Allàh,
Il Signore di tutti gli universi.

N.° 172

Ramadàn 1433
Luglio 2012

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