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IMMIGRAZIONE
E RAZZISMO
DI SEGNI Riccardo

Riccardo di Segni è il Rabbino capo della Comunità israelitica di Roma, la più antica presenza straniera in Italia, che risale al tempo della Repubblica di Roma, l’allora capitale del mondo dei “Gentili”, nel quale in più regioni si insediarono nella loro diaspora diverse comunità israelitiche, anche prima della distruzione del Tempio ad opera del generale romano Tito Flavio Vespasiano [poi imperatore] nell’anno 70 e la “debellatio” ebraica dell’anno 73 con la caduta di Masada, l’ultima roccaforte della resistenza giudaica all’Impero. Viviamo in un momento molto delicato, sotto il profilo politico, dato che nel mese di marzo si terranno le elezioni del Parlamento. Alla conquista della maggioranza aspirano partiti i cui ferri di lancia e i cui cavalli di battaglia per la fabbrica del consenso sono xenofobia, islamofobia, razzismo, difesa della razza, sostituzione etnica e simili; tematiche, le quali nel secolo scorso hanno dato origine a tragedie di dimensioni apocalittiche, nelle quali ci sono andate di mezzo le comunità israelitiche d’Europa, tra cui quella insediata in Italia. È stato istituito il “Giorno della Memoria” con funzione apotropaica contro lo spettro del “razzismo” che sta dietro l’avanzata delle destre in Europa. E questo scritto vuol essere un rilievo alle esternazioni del Rabbino, il quale a nostro avviso, ha fornito argomento di propaganda politica anti-islamica a delle forze, che ricalcano, anche se in forma nana, le orme della più feroce espressione dell’antisemitismo europeo, rappresentato dalla croce gammata di hitleriana memori! Alla domanda: “Sui migranti?” Il Rav Di Segni risponde: ““La fuga, l’esilio, l’accoglienza fanno parte della nostra storia e della nostra natura, ma mi chiedo: “Tutti i musulmani che arrivano qui, intendono rispettare i nostri diritti e valori? - E - “Lo Stato italiano ha la forza per farli rispettare?”””. L’intervistatore: “Si risponda!”. Il Rav: “Purtroppo devo rispondere due no! Per questo sono preoccupato...”. La nostra risposta ha da essere: Sì! I Musulmani che arrivano intendono rispettare i suoi diritti e i suoi valori e hanno fiducia nella capacità dello Stato di garantire la tutela dei loro diritti socio-economico-culturali e dei loro valori religiosi, in attuazione della Costituzione repubblicana. Per questo i Musulmani, che intendono partecipare alle elezioni hanno il dovere di dare il loro voto a chi ha dato prova di sostegno delle esigenze della Comunità di veder trasformati i propri “interessi religiosi” in “diritti”, mediante norme giuridiche, emanate dall’Organo Legislativo della Repubblica, il Parlamento, che vanno ad eleggere, facendo “propaganda elettorale” per i candidati meno lontani da noi.

N.° 211

Giumada I° 1439
Gennaio
Febbraio
2018

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